Maltempo
Contrariamente all’impressione suscitata dalla maggioranza delle vedute di paesaggi svizzeri, i turistiin visita dovevano essere preparati a condizioni meteorologiche altamente variabili. Molte guide turistiche fornivano informazioni sull’abbigliamento adatto per proteggersi dalle frequenti precipitazioni in Svizzera. La maggioranza dei pittori paesaggistidiffondeva invece un’immagine idilliaca del Paese, dove la pioggia appariva raramente e tutt’al più come fenomeno di sfondo. In verità la Svizzera non è mai stata immune da episodi di grave maltempo o, addirittura, da catastrofi naturali. In un’incisione al tratto colorata dai toni scenografici ispirata a Caspar Wolfil castello e la cittadina di Burgdorfsono ritratti nella piena luce del sole, con alle spalle nere nubi temporalesche. Un maltempo che non ha toccato l’artista, che in primo piano disegna felicemente all’asciutto
Come detto, durante il mese di maggio il tempo è solitamente più gradevole che a giugno, quando piove di frequente, e non è raro che il maltempo si estenda fino a luglio […]. Del resto ogni anno è diverso dall’altro: talvolta già a giugno il tempo si stabilizza ed è abbastanza buono per avventurarsi nelle Alpi. Altre volte invece […] capita che il tempo sia così instabile da non poter godere che di due o tre settimane consecutive di bel tempo, pure durante i mesi più asciutti.
Johann Gottfried Ebel, Manuel du voyageur en Suisse, 1818, p. 43 (traduzione in italiano).
Acque scroscianti
Fino al loro sbarramento per la produzione di elettricità, le rapide del Renodi Laufenburgrappresentavano un ostacolo alla navigazione fluvialedifficile da superare. Nel presente dipinto Samuel Birmannriprende sullo sfondo il motivo della pioggia che cade e rende l’impetuoso scorrere dell’acqua il soggetto centrale dell’opera.
Temporale sul lago di Costanza
Sui tanti laghi della Svizzera, grandi o piccoli che siano, si verificano in continuazione temporali, ritratti tuttavia solo raramente nei dipinti. Johann Jakob Meyer ne raffigura uno per una veduta della raccolta detta «Grosses Rheinwerk» di Johann Ludwig Bleuler, in cui dipinge diverse barche a vela che sulle rive del lago di Costanza si muovono pericolosamente in balìa delle onde sferzanti. Le nubi sullo sfondo si stanno però già dissolvendo, segno del placarsi della tempesta.
Sfuggire a un temporale quando ci si trova al largo del lago di Costanza, in particolare di quello superiore, richiede grande prudenza e presenza di spirito. Una tempesta piuttosto violenta può provocare onde alte quanto una piccola abitazione e agitare l’acqua fino a 3 braccia di profondità. – Il passante sulla riva osserva preoccupato la barca in balìa delle acque; alcune onde vi si sono infrante contro, ma proprio quest’ultima la trascinerà di certo nell’abisso. Di colpo non riconosce più né l’albero né la vela, ma eccole che riappaiono! L’unico luogo dove la tempesta impazza più forte che qui è sull’oceano.
Georg Leonhard Hartmann, Georg Leonhard Hartmanns Versuch einer Beschreibung des Bodensee's, St. Gallen 1808, pp. 36–37 (traduzione in italiano).
Isola di pace in tempi tempestosi
Mentre Jean-Jacques Rousseaudescrive il suo soggiorno all’isola di San Pietrosul lago di Biennecome un periodo di assoluta pace e tranquillità, nella sua acquaforte il pittore Franz Niklaus Königpropone una rilettura più critica di quest’episodio della vita del filosofo. Nel 1762 Rousseau è infatti costretto a fuggire da Parigi a causa dei suoi scritti agnostici: torna dunque nella Svizzera francese e trascorre alcuni mesi sull’isola di San Pietro. Le nubi scure, gli alberi sferzati dal vento e le onde che si infrangono sulla riva dell’isoletta illustrano la sua condizione di rifugiato politico. La presenza di Rousseau e il resoconto letterario di quei mesi nella Quinta passeggiata de «Le fantasticherie del passeggiatore solitario» hanno improvvisamente conferito all’isola uno status di luogo di culto, rendendola da quel momento una tappa obbligatoria del Tour de Suisse.
Fra tutti i luoghi in cui ho abitato – e ce ne sono stati di davvero incantevoli –, nessuno mi ha reso così pienamente felice e mi ha lasciato così dolci rimpianti come l’Isola di Saint-Pierre, in mezzo al lago di Bienne. Quest’isoletta che a Neuchâtel chiamano isola della Motte è piuttosto sconosciuta, perfino in Svizzera. Nessun viaggiatore, a quanto ne so, ne accenna. E tuttavia è piacevolissima e particolarmente ben situata per fare la felicità di un uomo cui piaccia appartarsi; benché io sia forse il solo al mondo il cui destino ne ha fatto una legge, non posso credere di essere il solo che abbia un gusto così naturale, anche se fino ad ora non l’ho riscontrato in nessun altro
Jean-Jacques Rousseau, Rêveries du promeneur solitaire, 1783, p. 131 (traduzione in italiano).
Il favonio sul lago dei Quattro Cantoni
Non è raro che il favonio causi alte onde nelle baie del lago dei Quattro Cantoniesposte a sud. Johann Jakob Wetzel cattura proprio questo momento nel suo dipinto, facente parte della sua grande raccoltadi vedute di laghi svizzeri. La luce filtra tra le nubi incombenti, simili a montagne, proiettandosi sull’edificio della dogana e sugli spruzzi d’acqua schiumante lungo la riva del lago di Alpnach. Frattanto le barche vengono spinte verso le mura del porto e una donna in primo piano cerca disperatamente di ammansire il proprio grembiule agitato dal vento. Riuscirà la barca a vela al largo a raggiungere lidi più sicuri?
Numerosi viandanti hanno riferito in modo così spaventoso dei pericoli a cui sono esposte le barche su questo lago, che molti tremano quando si imbarcano per attraversarlo. Non si è infatti di certo esenti da pericoli quando si viene colti di sorpresa da una violenta tempesta al largo del lago interno, oppure vicino alle Nasen o ancora nei pressi delle pareti rocciose che si gettano verticalmente nel lago, offrendo ben poche possibilità di attracco; in quei momenti le sembianze delle forze della natura irritate sono invero terribili […].
Johann Jakob Wetzel, Voyage pittoresque aux lacs de Zurich, Zoug, Lowerz, Egeri et Wallenstadt, 1819, p. 8 (traduzione in italiano).
Caduta di valanghe
In inverno le valangheoffrono uno spettacolo tanto affascinante quanto pericoloso anche lungo gli itinerarituristici, come qui in Surselva alle pendici del passo dell’Oberalp. Nell’acquatinta persone e bestiame cercano rifugio in una cappella riparata da una sporgenza rocciosa.
Nel 1749 una valanga distrusse quasi interamente il villaggio di Rueras nella valle di Tujetsch […]; travolse 100 persone di cui se ne salvarono solamente 60; alcune case furono spazzate via tanto facilmente che i loro abitanti non si svegliarono, restando in eterna attesa del sorgere del giorno.»
Johann Gottfried Ebel, Manuel du voyageur en Suisse, 1818, p. 17 (traduzione in italiano).
Fiume in piena a Küsnacht
L’8 luglio 1778 il villaggio di Küsnachtsul lago di Zurigofu colpito da un violento temporale. Quando ancora non esistevano significative misure di protezione contro le piene dei corsi d’acqua, anche le inondazioni potevano causare enormi danni.
Nel 1778 il torrente che scorre attraverso il villaggio si ingrossò in modo tale da causare un’inondazione che trascinò numerose case nel lago e tolse la vita a 63 persone. In pochi giorni la città di Zurigo raccolse all’interno delle mura ben 30 000 fiorini destinati allo sfortunato villaggio.
Johann Gottfried Ebel, Manuel du voyageur en Suisse, 1818, p. 645 (traduzione in italiano).
L’area inondata
Poco dopo il disastro Johann Jakob Aschmannne rappresenta le catastrofiche conseguenze in una serie di acquetinte. Il pittore e incisore di Thalwil è costretto a ricostruire graficamente l’aspetto originario del villaggio, dato che non esistevano illustrazioni di Küsnacht visto dal suo interno.
Testimonianza dei contemporanei sotto choc
Un fiume di nubi dal cielo si abbatté con tuoni e fulmini su questa zona paradisiaca. Ormai in piena, le acque della montagna uscivano dagli argini di almeno 50–60 piedi e in una furia tremenda portavano con sé detriti di edifici, abeti e rocce. Da entrambi i lati divoravano colline e alture trascinandole a valle […]. Non appena si udiva il fragore del crollo delle case più in alto, non appena queste s’inabissavano o venivano trascinate a valle, ecco che quelle inferiori erano già state travolte. Di chi non era affogato o rimasto schiacciato dai detriti si udivano le urla disperate provenienti da una casa colante a picco spazzata via dalla piena o i lamenti sprofondanti nel lago.
Heinrich August Ottokar Reichard, Malerische Reise durch einen grossen Theil der Schweiz vor und nach der Revolution, 1805, p. 83 (traduzione in italiano).
Fake History
A circa vent’anni di distanza dagli eventi lo scrittore inglese William Coxeha solamente una vaga idea delle cause del disastro: secondo lui l’inondazione sarebbe stata provocata dall’improvviso scioglimento delle nevi sulle colline circostanti verificatosi l’8 luglio 1778.
Nel 1778 Küssnach fu gravemente danneggiata dalla piena di un piccolo torrente riversatosi dalle montagne, che portò via 25 case e travolse circa 60 persone. Questo torrente, ora ridotto a un piccolo ruscello, si gonfiò al punto da superare di 30 piedi il suo livello abituale: un aumento dovuto all’improvviso scioglimento della neve sulle vicine alture. Fu immediatamente portata assistenza agli abitanti disastrati, in una sola domenica si raccolsero ben 3000 £ in differenti chiese di Zurigo: una somma considerevole per una città che conta a malapena 11 000 anime.
William Coxe, Travels in Switzerland, and in the country of Grisons, 1791, p. 101 (traduzione in italiano).
La frana di Goldau
La franadi Goldau rappresenta di certo il più importante evento naturale ai tempi della Repubblica elvetica. Il 2 settembre 1806 una massa rocciosa di 30–40 milioni di metri cubi staccatasi dalla catena montuosa del Rossberg nel Cantone di Svitto scivola a valle seppellendo i villaggi di Goldau, Röthen e Busingen. 457 persone perdono la vita.
Nell’acquaforte colorata di Johann Jakob Aschmannl’area occupata dal villaggio di Goldau è ancora placidamente delimitata dal lago di Zugo e dal Rossberg. Mentre il primo piano è occupato da viandanti che conversano per strada, nella parte centrale sinistra del dipinto si notano ancora i resti di una frana anteriore risalente al XIII secolo. Il maestoso albero che si staglia al centro iscrivendosi perfettamente nella silhouette del Rossberg non sopravvivrà all’irruenza della massa rocciosa. Anche in questo caso Aschmann è confrontato con il compito di ricostruire l’aspetto originario del paesaggioprima della catastrofe.
Al centro della scoscesa montagna sovrastante Röthen gli strati superiori del terreno si separarono da quelli inferiori; gradualmente tale spaccatura o affossamento si allargò diventando più profondo, largo e lungo a ogni istante. La parte inferiore del terreno, ormai disgiunta da quella superiore, iniziò a muoversi in modo impercettibile scivolando lentamente e delicatamente.
Karl Zay, Goldau und seine Gegend, 1807, p. 169 (traduzione in italiano).
Dopo la frana
La frana provocò un eco mediatico fino ad allora ineguagliato e diede grande popolarità alle sue raffigurazioni. Particolare interesse suscitarono le coppie di dipinti che ritraevano la zona prima e dopo la catastrofe. Dei due dipinti a pendant di Johann Jakob Aschmannquello che presenta la situazione dopo la catastrofe mostra la devastazione provocata dalla massa detritica. Il fianco della montagna sembra essere stato completamente sventrato. A valle si accumulano i detriti riversati sulla vegetazione e sugli edifici, ormai in rovina. In primo piano una folla si è riunita attorno ai miseri resti di quello che era un albero maestoso: curiosi, personaggi concitati e un artista che documenta la disgrazia. Lo farà per i posteri o per appagare il sensazionalismo dei contemporanei?
Paesaggio di macerie
Josef Franz Xaver Leontius Triner si dedicò alla rappresentazione delle vedute della frana da diverse angolazioni. Come la didascalia rivela, le opere sono destinate a scopi caritatevoli:
Queste stampe saranno vendute dal Governo di Svitto a favore della popolazione di cui ritraggono le disgrazie.
(Traduzione in italiano)
La catena montuosa del Rossberg si staglia come una piramide in un cielo ornato da nuvole. La massa di detriti si espande a forma di imbuto dalla sua cima fino a lambire e addirittura superare i margini del dipinto, sia a destra che a sinistra. Nel paesaggio desertico si sono formati piccoli laghi. Delle figure si avventurano prudentemente nell’inconsueto ambiente aiutandosi con lunghi bastoni. Stanno forse ancora cercando dei sopravvissuti? In primo piano sul ciglio dell’area erbosa due distinti signori ascoltano un contadino raccontare loro dell’entità della catastrofe, mentre un altro soggetto sulla destra sembra aver perso ogni speranza: con il braccio appoggiato al ginocchio e il viso nascosto dietro alla mano, siede estenuato su un masso con accanto gli attrezzi.
I resti della frana
Vista da sudest, l’area della frana con il lago di Lauerz e l’isola di Schwanau in primo piano pare quasi un paesaggio idilliaco. A un secondo esame la lunga striscia di massa rocciosa che attraversa l'intero dipinto gli conferisce un carattere quasi surreale. Vi si aggiungono altri dettagli inquietanti: detriti e rami che galleggiano nelle acque del lago o anche l’intero angolo di un’abitazione arenato sulla riva con le immagini sacre ancora appese al muro. Dietro, una barca a remi trasporta un defunto e i suoi cari sul lago.
Cicatrici del paesaggio
Jakob Suterrealizza questo disegno a seppia circa vent’anni dopo la catastrofe. Solo un’attenta analisi permette di identificare la fascia priva di vegetazione situata nel fondovalle ai piedi del Rossberg. Una barca naviga tranquillamente sulle calme acque del lago di Lauerz mentre un pastore sulla riva guida le sue capre. Il sole tramonta placido alle spalle del Rigi.
La pianura della Linth diventa una palude
La pianura della Linth situata tra il lago di Walenstadt e quello di Zurigo è stata confrontata con un evento naturale dalle conseguenze a lungo termine. Durante il XVIII secolo il fiume aveva infatti colmato questa parte del suo corso con detriti, distruggendo i terreni coltivi e trasformando la zona in un’immensa palude dove dilagava la malaria.
Da 60 anni Wesen e i suoi dintorni sono sempre più spesso colpiti dalle esondazioni del lago, la cui devastazione ha impestato la regione e impoverito la popolazione […] Le esalazioni perniciose provenienti da queste località paludose colpiscono l’intero Paese e danno origine a pericolose malattie che si diffondono sino alla città di Zurigo. Continuando a ignorare l’avanzare di questa palude per i prossimi 50 anni, come si è fatto sinora per imperdonabile negligenza, assisteremo alla formazione di un acquitrino delle dimensioni di 60 ore di cammino quadrate le cui esalazioni pestilenziali renderebbero metà del nord della Svizzera simile a un deserto.»
Johann Gottfried Ebel, Manuel du voyageur en Suisse, 1818, pp. 645–646 (traduzione in italiano).
Piene annuali
Il livello del lago di Walenstadt si innalzò fino a sei metri sopra a quello attuale, al punto tale che le strade di Weesen e Walenstadt erano praticamente sempre inondate. Al fine di sostenere la popolazione, la Società zurighese di mutuo soccorso affrontò la problematica nel suo annuario. Nel frattempo gli abitanti sembravano essersi abituati alla situazione: vennero costruite passerelle in legno per poter circolare a piedi asciutti.
Il canale della Linth
Nel 1816 il completamento del canale della Linth pone fine a questa situazione. Il canale Escherconduce la Linth da Näfels (Cantone di Glarona) nel lago di Walenstadt, dove può scaricare i detriti. L’acquatinta a colori di Johann Jakob Wetzel ritrae a destra il nuovo canale della Linth tramite cui il fiume lascia il lago di Walenstadt e scorre dritto verso quello di Zurigo. Sulla sinistra ai margini della pianura si riconosce il corso originario del fiume, ormai quasi interrato.
In primo piano si nota l’area paludosa creata dallo straripamento della Maag dovuto al continuo rigonfiamento del suo letto nel punto dove esce dal lago, un evento che i lavori del nuovo canale permettono oggi molto fortunatamente di impedire
Johann Jakob Wetzel, Voyage pittoresque aux lacs de Zurich, Zoug, Lowerz, Egeri et Wallenstadt, 1819, p. 44 (traduzione in italiano).
Walenstadt
Anche Walenstadt, cittadina situata all’altra estremità dell’omonimo lago, beneficia della costruzione del canale: ora le sue strade non sono più coperte di fango, i suoi abitanti non sono più costretti a usare barcollanti assi di legno per entrare nelle loro case e gli edifici non sono più a rischio di crollo.
È ormai già passato quasi mezzo secolo da quando le inondazioni [sic] del lago erano a tal punto frequenti da aver trasformato l’intera regione e la città stessa in una palude maleodorante. […] Finalmente lo spirito civico della Confederazione, su incoraggiamento del nostro zelante e rispettabile consigliere di Stato Escher, ebbe pietà di tanta miseria. Nel corso di dieci anni […] i dispendiosi e ostici lavori al corso della Linth hanno felicemente raggiunto l’obiettivo desiderato.
Johann Jakob Wetzel, Voyage pittoresque aux lacs de Zurich, Zoug, Lowerz, Egeri et Wallenstadt, 1819, pp. 47–48 (traduzione in italiano).