La mietitura estiva
Nel 1795 l’artista Johann Jakob Biedermann dipinse gli allora 15 capoluoghi dei Cantoni e dei Semicantoni svizzeri. Nelle sue vedute, le località ritratte compaiono però piuttosto sullo sfondo. Biedermann pone piuttosto in primo piano scene di una vita campestre e contadina che negli anni della nascente industrializzazione si sta lentamente trasformando. Contadini circondati da bestiame e muniti di ogni sorta di attrezzo vi svolgono i lavori quotidiani che si presentano nelle varie fasi dell’anno. Nella veduta di Svitto di Biedermann vediamo i contadini con le loro falci occupati nella mietitura estiva.
Il lavoro nei campi
Il lavoro nei campi eseguito nei mesi estivi e autunnali nonché il tempo del raccolto sono motivi ricorrenti nei dipinti di Johann Jakob Biedermann. Secondo lo spirito del tempo, egli idealizza la faticosa vita di contadini e braccianti fatta spesso di privazioni. Nella veduta della Città di Soletta, Biedermann ritrae gli agricoltori intenti nella semina di cereali con cavallo da tiro, coppia di buoi, erpice e aratro. I visi soddisfatti, la postura rilassata e gli abiti puliti rivelano ben poco a cittadini e turisti quanto sia in realtà stremante il lavoro mostrato.
L’imagination ne reste pas froide à l’aspect du labourage et des moissons. La simplicité de la vie pastorale et champêtre a toujours quelque chose qui touche. Qu’on regarde les prés couverts de gens qui fanent et chantent, et des troupeaux épars dans l’éloignement: insensiblement on se sent attendrir sans savoir pourquoi.
Jean-Jacques Rousseau (1761), Julie, ou la nouvelle Héloïse, V, lettera 7.
La coltura autunnale di cereali invernali
Un acquarello di Johann Jakob Biedermann getta uno sguardo sul fondo valle di Schinznach, con il Castello di Kasteln e rigogliosi vigneti sullo sfondo. In primo piano i contadini sono occupati con la coltura dei cereali invernali. L’amena raffigurazione è in contrasto con la realtà di vita dei contadini. In Svizzera, fino al XIX secolo, la coltivazione dei cereali avveniva secondo la tecnica della rotazione triennale. Il maltempo comportava spesso pesanti perdite del raccolto, come negli anni 1770, 1805 e 1816. Lunghi periodi di pioggia in settembre e ottobre costringevano a rinviare la semina dei cereali invernali, riducendo a volte drasticamente la produzione.
Il raccolto e la trebbiatura dei cereali
Il raccolto dei cereali era un processo faticoso che talvolta poteva protrarsi fino in inverno. Come mostra Friedrich Wilhelm Moritz, in molti luoghi fino al XIX secolo la mietitura, effettuata in piena estate, veniva eseguita a mano con il falcetto, poiché questo attrezzo permetteva di ridurre le perdite. La legatura delle spighe in covoni era tradizionalmente un lavoro femminile.
Una ragazza bernese in costume tradizionale con un meraviglioso copricapo in crine di cavallo, di Gabriel Lory Père, rimanda ad ulteriori fasi di lavorazione, successive all’essiccazione dei cereali raccolti: la ragazza fa girare la manovella di una tarara con la quale i cereali vengono separati dalla pula. Sullo sfondo dell’aia sono posati un correggiato che serve a separare i grani dalle spighe e una pala per ammonticchiare i cereali.
La razionalizzazione dell’agricoltura
Nel XVIII secolo, l’educazione morale ed economica di contadini e braccianti divenne un tema persistente dei testi dell’illuminismo. Il crescente interesse per la produzione agricola risulta evidente in un’immagine di Johann Ludwig Aberli, che rapisce l’osservatore trasportandolo nella fattoria «Blumenhof» della famiglia von Tscharner. Da un’altura, il padrone della tenuta domina con lo sguardo l’intera distesa del suo podere, Castello di Kehrsatz compreso, e discute della coltivazione dei campi con un bracciante lì accorso. Sullo sfondo si vedono terreni agricoli, praticoli e frutteti accuratamente coltivati. Mietitori in fila voltano con movimenti regolari l’erba falciata. L’azienda modello dei von Tscharner era una meta prediletta dei turisti che effettuavano il viaggio di formazione del Grand Tour.
Un astuto contadino
Il dito puntato verso un mucchio di letame rivela l’identità di un contadino ritratto da Johann Heinrich Wüest: si tratta del riformista agricolo Jakob Gujer, conosciuto con il nome di Kleinjogg. La sua fama di innovatore è dovuta all’invenzione del liquame, una miscela di letame, cenere di torba e compostaggio, che irrorato sui campi permise di aumentarne la resa. Al fine di non perdere il prezioso letame, egli introdusse inoltre l’allevamento in stalla al posto di quello su prato. Per Kleinjogg l’innovazione dei metodi agricoli non rappresentava solo la chiave per un aumento della resa, bensì anche una soluzione contro la povertà della popolazione rurale. Il contadino modello fu reso famoso in tutt’Europa dagli scritti di Hans Caspar Hirzel, membro del Consiglio e medico cittadino di Zurigo.
Quant au premier article, il laisse ordinairement pendant huit jours la même litière sous ses bestiaux, & chaque jour il en répand de fraîche par-dessus ; de sorte que cette litière est bien imbibée par les excrémens, & acquiert un degré de fermentation très-sensible avant d’être transportée sur le tas de fumier.
Hans Caspar Hirzel (1764), Le Socrate Rustique, p. 87.
La marcia trionfale della patata
Contadini innovatori come Jakob Gujer puntarono già presto sulla coltivazione della patata, la quale non solo presenta un’ottima resa, ma risulta anche più resistente al clima rispetto alle coltivazioni di cereali. Introdotta nel sistema di rotazione delle colture, la patata contribuì così alla sicurezza alimentare della campagna. Promosso dalle carestie del 1770 e del 1816, il tubero si affermò progressivamente come alimento di base di una classe popolare affamata agli esordi dell’industrializzazione.
Par conséquent le produit d’un arpent planté en pommes de terre se rapporte au produit d’un arpent de même qualité semé en bled, comme dix à six; Différence très considérable à laquelle on peut encore ajouter, que ce genre de production, restant toujours dans le sein de la terre, y est à l’abri de tous les dangers, auxquels les variations des saisons exposent tant d’autres plantes, ensorte que les ni les froids piquans du printemps, ni les gelées, ni la grêle qui anéantissent si sovent les espérances les plus flateuses du laboureur ne sauroient nuire aux pommes de terre. Nous trouvons encore ici un nouveau moyen de nous rassurer contre nos allarmes, & d’espérer qu’une meilleure administration dans l’économie rustique de notre chère patrie, pourra nous affranchir peu à peu de cette dépendance de nos voisins, à laquelle nos besoins nous ont assujettis.
Hans Caspar Hirzel (1764), Le Socrate Rustique, p. 144-145.
I giardini tra le rocce friburghesi
Da luglio a ottobre nei giardini dei contadini ci si dedicava alla raccolta della frutta. Nell’immagine, gli abitanti di una casa nella roccia presso Friburgo hanno riempito un cesto di mele e se ne concedono qualche pezzetto durante una pausa. Per via della loro funzione nell’autosostentamento, i giardini venivano costruiti per la maggior parte nelle immediate vicinanze delle abitazioni e delle cucine. Frutta e verdura, colte fino alla fine dell’autunno, integravano la dieta quotidiana dei contadini, costituita principalmente da cereali. Tutto ciò che del raccolto superava il proprio bisogno veniva venduto ai mercati settimanali.
Les habitans de ce district s’occupent avec beaucoup d’assiduité des travaux de l’agriculture; ils recueillent aussi beaucoup de fruits d’arbres […].
Johann Peter Lamy (ed.) (1825-1830), Recueil de Portraits et Costumes Suisses les plus élégants usités dans les 22 Cantons, n. 10.
Frutticoltura
I mutamenti e le spinte razionalizzatrici non risparmiarono nemmeno la frutticoltura. Mentre nel Medioevo gli alberi da frutta si trovavano sempre nei giardini di casa, nel XVII e XVIII secolo gli stessi iniziarono lentamente ad invadere i campi (là dove non intralciavano la resa dei cereali). Il bernese Daniel Ragor trattò in modo approfondito la materia: le sue istruzioni per la piantagione degli alberi, la loro concimazione e la lotta ai parassiti nonché le descrizioni delle diverse varietà di frutta costituiscono il primo scritto in lingua tedesca sulla frutticoltura e furono di fondamentale importanza per l’epoca.
Belangend das späte Obs[t], so man lang zu behalten begehrt, soll dasselbige [...] säuberlich mit der Hand abgelesen werden, darzu man gemeinlich Säck braucht, Grosse Körb aber sind hierzu besser, wann man sie auff die Aest stellet und die Oepffel darein abnimpt, dann sie weniger zerstossen werden.
Daniel Ragor (1639), Pflantz-Gart, p. 213.
Raccolta delle mele nel Cantone di Turgovia
Il Cantone di Turgovia è lodato da secoli per la qualità della sua produzione frutticola. Non per nulla è conosciuto dalla metà del XIX secolo come «Mostindien» (ovvero India del sidro). La frutta raccolta veniva consumata fresca, seccata o trasformata nell’amato sidro («Most»). Gli estesi frutteti caratterizzano il paesaggi ed erano ammirati da molti viaggiatori.
[…] Les coteaux et les vergers de l’heureuse Thurgovie déploient à nos yeux tous les trésors dont l’automne est parée. Les bords riants du lac de Constance présentent, sur une étendue de sept à huit lieues, un amphithéâtre de verdure auquel la Suisse n’a rien à comparer pour la fertilité; il s’élève en gradins naturels, du rivage au sommet des collines, à une lieue de distance, et s’offre dans toute cette étendu comme une forêt d’arbres fruitiers de toutes les espèces.
Gabriel Lory et Friedrich Wilhelm Moritz (1824), Costumes suisses, n. 49.
L’abbondanza del raccolto
Verso la fine dell’autunno il lavoro sui campi e nei giardini è terminato. I campi sono vuoti e i granai pieni. Il surplus del raccolto viene portato al mercato e messo in vendita. Una contadina turgoviese in costume tradizionale trasporta in città l’abbondante raccolto di mele, pere e uva in ceste intrecciate.
Le beau panier de fruits que cette jeune fille porte sur sa tête rappelle encore l’abondance des bienfaits, que Pomone a versés sur cette belle contrée.
Franz Niklaus König (1813), Nouvelle collection des costumes suisses, p. 81.
Il «Märit» di Berna
Fino al XIX secolo i generi alimentari venivano smerciati prevalentemente sui diversi mercati. Anche lungo la Marktgasse di Berna, chiamata fino al XVIII secolo ancora «Wybermärit», le contadine offrivano i propri prodotti in vendita. Il pittore Franz Niklaus König è un attento osservatore della vita al mercato bernese di cui fissa scene di vita quotidiana nei suoi innumerevoli acquarelli: si aspetta, ci si osserva a vicenda, si esamina, si contratta e naturalmente si vende e si compra.
La ville de Berne est entourée, à quelques lieues à la ronde, de beaux et grands villages, habitées par les paysans les plus riches du Canton. Toute cette belle population se réunit à la ville les jours de marché […].
Gabriel Lory und Friedrich Wilhelm Moritz (1824), Costumes suisses, n. 7.
Frutta di qualità
Su di una slitta vengono offerte mele al mercato della frutta di Berna. Il contadino che vuole vendere i propri prodotti sul mercato deve prestare particolare attenzione alla qualità, al fine di ottenere un buon prezzo. Le società economiche dell’epoca pubblicavano tra l’altro utili guide su come immagazzinare la frutta. Per esempio le mele devono sempre essere colte con il picciolo per contrastarne la decomposizione. Va poi tenuto conto delle varietà di frutta, dato che non tutte sono conservabili allo stesso modo, e il luogo di conservazione non deve essere troppo umido.
Auf diese Weise kann der liebe Landmann versichert sein, sein Obst so lang als möglich aufzubewahren, und in jedem Monat auch des längsten Winters eine gesunde frische Speise für sich zu finden, welches zu Erhaltung der Gesundheit überaus zuträglich ist; […] und wann bei einem Landmann das Obst eine Kaufwaare ausmacht, so wird auch ein solcher seine Sorgfalt reichlich belohnt finden. – Sie macht ihm einen guten Ruf, und zieht ihm Käufer zu, die ihm gern mehr als andern bezahlen, auch wenn er sein Obst im Herbst verkaufft.
Naturforschende Gesellschaft Zürich (1786), Anleitung für die Landleute über die Anlegung, Pflanzung, Pflege der Obstbäume, p. 148.
Vita di mercato a Berna
I prodotti freschi delle contadine attirano i passanti e molti visitatori sono impressionati dall’animato commercio. Ad affascinare sono anche gli allegri dettagli dei variopinti costumi tradizionali femminili.
Le trait le plus saillant du costume des femmes bernoises est […] ce bonnet garni d’une dentelle excessivement large et relevée en auréole autour du visage. Cette dentelle est de soie pour la grande parure, et de crin en tems ordinaire. Le reste de l’habillement se compose de fin drap, de velours, de soie, de broderies, de rubans, d’agrafes et de chaînettes d’or ou d’argent; ensorte qu’il n’est pas rare de voir ces paysannes, porter au marché un habillement, dont la valeur égale celle des parures les plus élégantes de la ville.
Gabriel Lory et Friedrich Wilhelm Moritz (1824), Costumes suisses, n. 7.
La piazza del mercato a Bex
Una fitta rete di mercati settimanali e speciali offrivano ai contadini e agli altri mercanti numerose possibilità di vendita. Sul grande mercato della vodese Bex qui ritratto, oltre agli ortaggi si vendono tra le varie merci anche tessuti, bambole, polli e maiali. sul lato destro del quadro, un cantastorie presenta con tavole illustrate i suoi racconti a un pubblico incuriosito. La piazza del mercato non funge solo da luogo di scambio delle merci, ma è anche un amato posto d’incontro sociale e d’affari.
Il mercato nel quartiere de la Palud
Joseph-Eugène Desvernois cattura nel suo dipinto il quartiere La Palud situato ai piedi della cattedrale di Losanna, ancora oggi centro assai frequentato del mercato settimanale. Nella sua veduta della città, Desvernois combina con maestria le imponenti architetture losannesi a una tranquilla scena di mercato. La variegata offerta della «belle fruitière vaudoise» con carote, cipolle, bacche, meloni e altra frutta dà un tono di colore alla veduta.
J’aime les marchés de Lausanne. […] Je ferai remarquer en passant que les maraîchères étalent leurs fruits et leur légumes avec coquetterie et propreté; on n’en peut dire autant des marchés de plusieurs grandes villes de la Suisse.
J.D. (15.8.1885), «Lausanne pittoresque», Le conteur vaudois, journal de la Suisse romande, n. 33, p. 1.
Caldarroste
Sulla Piazza di Saint-François, si è sistemata una venditrice di castagne che propone ai passanti cittadini caldarroste. Il clima mediterraneo della regione del Lago Lemano permette la coltivazione dei deliziosi frutti anche al Nord delle Alpi e non solo nelle valli meridionali del Ticino.
Le climat dans ce canton est à la fois plus chaud et plus doux que dans le reste de la Suisse. La fertilité du sol rivalise en grande partie avec celle du beau ciel d’Italie. On y admire la vigueur de la végétation dans le noyer et dans le châtaignier.
Franz Niklaus König (1813), Nouvelle collection des costumes suisses, p. 157.